DANTE IN UMBRIA: RICEZIONE E FORTUNA DELLA COMMEDIA TRA I RELIGIOSI DEL TARDO SEC. XIV. IL CASO DI UN POEMETTO IN SONETTI INEDITO

Andrea Ferrando

Resumo


L’articolo intende presentare alcuni casi significativi della lettura e del riuso teologico-dottrinario di specifici passi della Commedia di Dante in opere letterarie realizzate in ambienti religiosi ‒ o da figure di religiosi ‒ e sorte nel territorio umbro del tardo secolo XIV. Dopo aver mostrato l’impiego liturgico di alcuni frammenti danteschi (Par. XXXIII) in una lauda della Confraternita dei Disciplinati di Santo Stefano d’Assisi e l’illustrazione delle tre virtù teologali nel Quadriregio del vescovo di Foligno, Federico Frezzi (a partire da Par. XXIV-XXVI), il saggio offre un nuovo esempio della fortuna del Dante poeta-teologo ‒ ancora attraverso le definizioni delle stesse virtù ‒ in un anonimo poemetto inedito di fine XIV sec., linguisticamente riconducibile alle parlate umbre, tramandato soltanto dal ms. B.A.V., Chig. M.IV.99 e presumibilmente elaborato da un frate converso, nel quale la Commedia assume, accanto al valore di modello letterario, quello di auctoritas teologica.


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